La messa al bando della Cina nei confronti di PVH (Calvin Klein, Tommy Hilfiger) e Illumina segna la prima volta in cui aziende americane con importanti operazioni in Cina sono state prese di mira per motivi di sicurezza nazionale, segnalando un'escalation nelle tensioni commerciali.
La messa al bando è stata una risposta all'imposizione da parte di Trump di dazi aggiuntivi del 10% sulle importazioni cinesi, insieme al lancio da parte di Pechino di un'indagine antitrust su Google.
Un record del 30% delle aziende membri della Camera di Commercio Americana stava considerando o già spostando le proprie operazioni fuori dalla Cina, secondo un recente sondaggio.
La "lista delle entità non affidabili" della Cina, introdotta nel 2020, riflette la lista delle entità degli Stati Uniti e potrebbe comportare multe, divieti commerciali e restrizioni sugli spostamenti del personale per le aziende prese di mira.
PVH, che ricava il 6% del fatturato e il 16% del reddito pre-interessi/tasse dalla Cina, è stata presa di mira specificamente per presunti "boicottaggi irragionevoli" del cotone dello Xinjiang.
Le implicazioni della messa al bando rimangono poco chiare, lasciando circa 1.000 dipendenti di PVH in Cina incerti sul loro futuro.
Il Ministero del Commercio della Cina ha rifiutato di specificare le potenziali sanzioni, affermando solo che le aziende che operano con integrità non hanno "nulla di cui preoccuparsi".
La mossa contraddice la posizione pubblica della Cina di voler attrarre più investimenti stranieri, creando maggiore incertezza per le aziende multinazionali che operano nel paese.
La strategia della messa al bando sembra essere selettiva, con la Cina che di solito evita di prendere di mira i leader di mercato per minimizzare l'impatto sull'occupazione interna.
Le aziende americane stavano già facendo fatica a navigare tra le crescenti tensioni tra Pechino e Washington prima di questa ultima escalation nei conflitti commerciali.
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